"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

domenica 12 giugno 2011

A Newton una mela... ad altri una moka?


 
“Ho poche pretese, svariati svarioni… mordo, canto, guardo solo quando penso che non cambierò”. Quello che fa più paura ad alcune persone è l’ipotesi di una vita senza cambiamento. Altre ci sguazzano felici in questa prospettiva. Lo so, pensieri monotematici su questo blog, liberi di cambiare indirizzo, ma, credo, che alla fine della storia è su questo che rifletta il mondo, no? Almeno parte di quel mondo che si ricorda di avere un cervello anche per altro, oltre che per far spazio tra le orecchie. Referendum, corsi, miglioramenti, cambi di casa, cambi di macchina, cambi di lavoro ed iscrizioni in palestra. Tutto per evitare, o per credere di evitare, quella vita che a volte sembra troppo monotona. Allora si cambia vestito, rossetto, taglio di capelli per non cambiare quanto più difficile: quello che c’è dentro. Perché, sullo sfondo del viaggio, dietro il finestrino, quello che va cambiato è il paesaggio e non la tappezzeria della macchina. Ma per viaggiare lo si deve volere, si devono preparare i bagagli facendo una cernita, si devono consumare addii e dire “arrivederci”, si deve mettere il naso fuori dal recinto. Si deve sentire il freddo della solitudine e la paura dell’ignoto. Allora meglio una stalla, un pasto sicuro e il calore del gregge. Il capo del branco non a caso è quello che sta da solo, quello che fa il primo passo. E nessuno ha mai detto che sia stato facile. Perché a fiutare il terreno può darsi anche che in una trappola si inciampi, allora che fine indegna sarebbe morire con una zampa incastrata in un pezzo di metallo. Più o meno come, per un uomo, morire per un trauma celebrale causato da una moka caduta da uno scaffale troppo alto. Segnando il percorso si può sbagliare, si può morire da stronzi o da eroi, ma, per dirla con le parole di Scott Adams “La creatività è permettere a te stesso di sbagliare. L’arte è la capacità di decidere quale errore tenere”. In fin dei conti, se sei il signor Bialetti, puoi anche permetterti di morire per quella dannata moka con cui hai rivoluzionato il mondo del caffè, no?