"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

mercoledì 15 agosto 2012

Un tempo per aspettare, un tempo per remare

 Ferragosto a Peniche. E dalla pace il crollo. Oceano che si gonfia, vento offshore e pareti pronte a spalmarti senza misericordia sulle spume. Poi tempeste di sabbia, nuvole gravide e grigie che corrono veloci. Il vento che ti entra nei vestiti e ti preme contro il viso fin quasi a soffocarti il respiro. Infine la pioggia, a secchiate, violente, a pungere la pelle, a togliere il sonno: a rendere un inferno quanto sembrava un paradiso.
Appannato, freddo, confuso, umido tanto da avere l'impressione di essere appena usciti da una doccia, di veder doppio. In tutto questo i ragazzi sono fuori e solo il Lord dell'Oceano sa come torneranno a casa. Ed io, un po' preoccupata, lo sono: perché in fondo si è sempre un po' tesi quando si lascia alla mercè del caso qualcosa a cui si tiene. Mia mamma mi ripete sempre che ci vuole più amore a lasciar andare libero quanto si ama piuttosto che a tenerlo vicino: vedere la sottoscritta. Senz'altro ci vuole più coraggio. La consapevolezza e la speranza che il Cosmo ti rimandi quanto hai lasciato andare affinché il ritorno sia una libera scelta e non una costrizione. Aspettare. Sono anni che ci provo aggrappandomi a un pezzo di polistirolo levigato al vetro ma una parte di me sembra non volerne sapere: come una quindicenne chiusa in camera il sabato sera. Allora in mezzo a quell'Oceano con le pareti da un metro è mezzo che, a volte, è la mia vita  mi chiedo se ci sarà mai qualcuno ad urlarmi "paddle". Ma talvolta non basta aspettare. E non è sufficiente remare. Come ieri mi ha urlato qualcuno, alle volte si deve remare come se si remasse "per la propria vita": profondo, veloce, morbido sull'acqua, attento e nonostante le migliori intenzioni, quasi sicuramente doloroso. Quando remi per un'onda con una parete ripida e scoscesa devi essere certo di volerla prendere, senza esitazioni: devi remare come se remassi per salvare la tua vita.Sarà sicuramente spaventoso, forse esasperante e a tratti difficile e laborioso: ma potrebbe essere l'esperienza più bella da raccontare ai nipoti. In mezzo ai lividi, il Vento, talvolta, non ti chiede se sei pronto ad aspettare, piuttosto ti dice "Hey, baby, hai davvero gli attributi per remare?"