Poi realizzi che non sai da dove cominciare, o meglio, lo
sai perfettamente ma la messa in pratica è tutt’altra cosa: dovresti partire da
te. Massimo Troisi diceva “Ricomincio da tre” perché due punti fissi nella vita
li aveva: io devo fare una ricognizione dei miei. E poi ricominciare, guardare
avanti, cercando di aver rispetto per i ponti che hai attraversato dietro di
te, anche se a volte è impresa ardua.
Nel mezzo del Kaos, in cerca del Kosmos, in quel pandemonio
che si chiama vita, come molti, forse come tutti, alla ricerca di me.
Solo che quando ti rendi conto degli errori di calcolo,
forse, la storia diventa più complessa. La vita ha davvero a che fare con i
propri equilibri, oppure è giusto sbilanciarsi e fidarsi del prossimo
mettendoli in discussione in nome della condivisione?
E quando vedi che quello che stai percorrendo è una strada
in discesa verso un burrone, quanto devi assaporare l’adrenalina e la vertigine
prima di fermarti e tornare indietro?
Ma, soprattutto, perché quando ti sembra di essere lontano
dal pericolo può capitare di sentirti come affetto dalla “Sindrome di
Stoccolma”? Certe situazioni e certe persone sono bravissime a fomentarla…
E in tutto questo la morale? Perché rompi il cazzo sulla
politica e sul qualunquismo, sulla mancanza d’iniziativa se la persona che ti
vive accanto, e che tu definisci tuo amico, sputa a bocca piena sulla terra dei
tuoi padri e tu non dici nulla, anzi, lo assecondi?
Crediamo davvero che “il vivi e lascia vivere” conservi in
sé meno colpe di chi brandisce un’arma e compie una strage? Credo che il tempo
dei silenzi “costruttivi” sia finito, nella nostra comunicazione 2.0 politically correct siamo già abbastanza
zitti e nell’angolo.
L’altro giorno una mia amica mi ha riportato una frase
illuminante “Ieri ti mettevano incinta, oggi ti mettono in Copia Conoscenza”.
Verissimo. Concordo con lei. Siamo una generazione di disadattati, di
handicappati sentimentali, di gente che, attaccata alle tastiere e ai cellulari
- mi metto in prima fila – crede di mostrare i denti e gli attributi: invece
finisce per dimostrare solo ignavia, poco carattere e un’insicurezza al limite
del patologico.
Tanto meglio allora quando la politica era fatta in piazza,
quando per un litigio ci si prendeva a cazzottate, quando addio ce lo si diceva
con una bella litigata e magari qualche sberla volante, piuttosto che con frasi
sterili come “siamo culturalmente incompatibili”. Meglio quando se eri
contadino eri chiamato “cafone” e se eri signore lo eri per nascita, invece di
sparare “supercazzole” sul “sogno americano” sulla “meritocrazia” sul “studia e
impeganti che poi arrivi in alto”: per chi non se ne fosse accorto le lobby
esistono ancora, non sono mai scomparse ed hanno solo cambiato costume. Ora si
addobbano da proletarie ma si puliscono le mani con l’amuchina dopo averle
strette a coloro che ritengono “inferiori”.
Al tempo di Cesare al popolo davano pane e giochi: ora ci
danno un nuovo modello di tablet al mese, quattro stagioni della moda, una
decina di reality per farci i fatti di casa altrui – così non vediamo quelli di
casa nostra – un consulto con lo psicologo di turno, uno con lo stylist – così
ci teniamo su col morale e facciamo girare l’economia – e 1 giga di traffico
dati in comodissime rate triennali per commentare più comodamente tutto il fumo
che ci hanno messo negli occhi.
E noi? Noi a testa bassa abbiamo imparato che eravamo sempre
i più piccoli, la generazione X, che da noi non ci si poteva aspettare nulla (quindi
perché mai contraddire le attese?) che l’unica soluzione era andare all’estero,
in un “altrove” mostrando, per l’ennesima volta, la scarsità di coglioni per
affrontare il mondo e lottare per quello che c’è da fare qui.
Noi abbiamo dimenticato come si dice “ti amo” provandolo,
come una sana rissa tra amici potrebbe evitare i cervelli bruciati per la solitudine,
come i comportamenti piccolo-borghesi e politicamente corretti non portino ad
altro se non ad accumuli di rabbie e frustrazioni.
Io, personalmente non vorrei lasciare ai miei figli, se mai
ne avrò, un mondo per cui debbano vergognarsi di me, per questo, sebbene l’idea
di emigrare a volte sia morbida e avvolgente come un maglione di cachemire, poi
rimango qui.
Al liceo mi rimase in mente questa poesia: Itaca è qui. La
carne, il sangue, la passione sono in noi. E a chi mi dice che sono nervosa, adrenalinica,
impaziente non posso che rispondere che questo è il mio viaggio e che Ulisse,
in fin dei conti, non si è mai fermato.
ITACA
Quando
inizierai il tuo viaggio verso Itaca,
prega che la strada sia lunga,
ricca di avventure, ricca di conoscenza.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone furioso – non averne timore:
non ne incontrerai mai sul tuo cammino,
se i tuoi pensieri rimarranno alti, se una gentile
emozione accarezzerà il tuo spirito e il tuo corpo.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone selvaggio, non li incontrerai mai
se già non li porti dentro la tua anima,
se l’anima non li frapporrà ai tuoi passi.
prega che la strada sia lunga,
ricca di avventure, ricca di conoscenza.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone furioso – non averne timore:
non ne incontrerai mai sul tuo cammino,
se i tuoi pensieri rimarranno alti, se una gentile
emozione accarezzerà il tuo spirito e il tuo corpo.
Lestrigoni e Ciclopi,
Poseidone selvaggio, non li incontrerai mai
se già non li porti dentro la tua anima,
se l’anima non li frapporrà ai tuoi passi.
Prega
che la strada sia lunga.
Che le mattine d’estate siano molte, quando
con grande piacere, con grande gioia,
entrerai per la prima volta in porti mai visti;
fermati ai mercati fenici,
compra le merci migliori,
di madreperla e corallo, ambra ed avorio,
caldi profumi di ogni genere -
profumi caldi quanti ne puoi portare.
Visita molte città egizie,
per imparare ancora ed ancora dai sapienti.
Che le mattine d’estate siano molte, quando
con grande piacere, con grande gioia,
entrerai per la prima volta in porti mai visti;
fermati ai mercati fenici,
compra le merci migliori,
di madreperla e corallo, ambra ed avorio,
caldi profumi di ogni genere -
profumi caldi quanti ne puoi portare.
Visita molte città egizie,
per imparare ancora ed ancora dai sapienti.
Tieni
sempre Itaca a mente:
raggiungerla è il tuo ultimo scopo.
Non affrettare però minimamente il viaggio,
meglio lasciarlo durare molti anni;
attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio,
ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada,
senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.
raggiungerla è il tuo ultimo scopo.
Non affrettare però minimamente il viaggio,
meglio lasciarlo durare molti anni;
attraccare alfine all’isola quando sarai vecchio,
ricco di tutto ciò che avrai raccolto per strada,
senza pretendere che Itaca ti offra altri tesori.
Itaca ti
ha donato il Viaggio meraviglioso.
Senza di lei tu non saresti mai partito per la tua via.
Essa non ha null’altro da offrirti.
Senza di lei tu non saresti mai partito per la tua via.
Essa non ha null’altro da offrirti.
Se la
troverai povera, non credere che Itaca t’abbia ingannato.
Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza,
avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti.
Saggio come sei diventato, con sì tanta esperienza,
avrai già compreso cos’Itaca realmente rappresenti.