"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

mercoledì 26 maggio 2010

CAVALLO O SOMARO DA CIRCO A STRISCE?


Perché sarò ancora una volta qui invece che a dormire proprio non lo so. Sarà che i pensieri in questa città si posano solo quando, apparentemente, con il buio, sembra che anche lei smetta di correre e trovi pace. Oggi mi sono fermata sul balcone di casa. Questa stanza di 20mq che mi ha accompagnato per tanti anni, questi tramonti rossi che solo Milano sa regalare, visti da qui, un po’ mi mancheranno. E’ vero: c’è lo smog, è tossica, la gente è stressata e fatica ad arrivare a fine mese, la spesa si fa alle nove di sera se va bene ma… ma questa città ha un suo fascino. Ci sono un sacco di cose che nella nostra vita sono tossiche, ci fanno male, faremmo forse meglio ad accantonarle ma continuiamo a portarle avanti, a farle, a caderci e a rituffarcici. Forse in fin dei conti hanno lo stesso fascino. Stasera la mia colonna sonora è “Il negozio di antiquariato” di Niccolò Fabi. Saranno almeno sette anni che non ascoltavo questa canzone. O almeno che non mi capitava di canticchiarmela nella testa. L’ultima volta ero in romagna e il vento mi sfrecciava tra i capelli a bordo di una cabrio in una sera d’agosto sulla strada a scorrimento veloce che da Pesaro porta a Riccione. Anche quelle serate poi non portavano a niente se non a ricordi. Ma ancora non ho smesso. Non c’è più una cabrio ma le serate che non portano a nulla ci sono ancora. E ora come allora si ripetono perché hanno un loro fascino e nella memoria lasciano sorrisi e profumi. Ora come allora ci sono situazioni e persone sospese che sono dei grandi, immensi, mastodontici punti interrogativi: strade o percorsi? Ora come allora mi chiedo dove sia il posto della meraviglia, perché più cresco e più diventa nascosto… e questo tesoro? E’ già difficile trovare un arcobaleno, figuriamoci il tesoro alla fine. E quello che avevo accanto nel letto il più delle volte si rendeva conto troppo tardi che io avrei potuto essere il suo tesoro. Talvolta anche io ho commesso lo stesso errore. Una parte di me è ancora quella post teen-ager che ascoltando questa canzone si chiedeva se mai sarebbe riuscita ad azzeccare i tempi per questa “caccia al tesoro”. Dicono che se senti rumore di zoccoli dovresti pensare al cavallo e non alla zebra. Ma stasera ho il dubbio che la maggior parte di noi si farebbe scappare Varenne sotto il naso per inseguire un qualsiasi somaro da circo colorato a strisce solo per il gusto del “diverso”. “Non si può entrare in un negozio e poi lamentarsi che tutto abbia un prezzo”. Tocca solo sperare che quando saremo merce il mercante giochi al rialzo e che comprando i nostri occhi non confondano lo stagno con l’oro.

venerdì 14 maggio 2010

L'ARTE DI MASTICARE


Dovrei essere altrove a fare altro. Invece sono qui a pensare. Ancora una volta una canzone che apre una voragine nei miei pensieri. Questa volta “Oh, Darling!” dei Beatles nella versione di “Across the Universe”. Mi chiedo perché siano sempre uomini a scrivere canzoni. O almeno nella maggioranza dei casi. Tutte le canzoni d’amore che al momento mi vengono in mente hanno un soggetto maschile che canta e si strugge per una fantomatica donna. Che poi tutto questo pianto finisca per trasformarsi in un fiume d’insulti nella canzone successiva è tutta un’altra storia. Mi chiedo se quegli uomini che scrivevano canzoni come “Oh, Darling” esistano ancora o se tutte queste canzoni siano solo uno sfogo tardivo per una rottura che hanno causato loro stessi con il loro comportamento “maschio”. Come affermava il saggio Liga “si farebbe un secolo prima per lui e per lei se lei tornasse vestita soltanto del bicchiere”. Allora perché le cose non si dicono mai in faccia a tempo debito, quando potrebbe esserci ancora una soluzione possibile? Perché tutto si porta alla logorazione più totale quando i bicchieri si vorrebbero scagliare e basta?
Mio nonno e mia nonna sono rimasti insieme per una vita. Anche nei momenti difficili, anche quando mia nonna era uno straccio e quando mio nonno era stanco, lui aveva sempre una parola dolce per lei. Fino al giorno in cui è morto qualunque cosa facesse mia nonna lui sorridente le rispondeva “ecco la mia signora”. La mia signora. Tutto questo mi appare inconciliabile con le situazioni che ho sotto gli occhi ogni giorno o con quello che leggo sui giornali. Forse quando mia nonna e mio nonno stavano insieme prima di sposarsi non si poteva realmente conoscere la persona con cui si sarebbe trascorso il resto della vita. I fidanzamenti erano anni di sguardi, mezze parole, incroci furtivi di mani, attese e aspettative che montavano in segreto. E quando ti sposavi avevi una vita per conoscere realmente la persona che ti stava affianco. E ogni giorno era una nuova sorpresa. Non ti stancavi mai. Forse, la soluzione stava proprio lì. Come mi disse un giorno un folle saggio “il segreto sta nell’imparare a masticare le cose”.

martedì 11 maggio 2010

ALTRO CHE CLEOPATRA... MISS FELICITA' HA FATTO DI PEGGIO

Per la serie "pensieri deliranti sotto la doccia". Ieri notte mi sono trovata a meditare sulla felicità. Tutta colpa della selezione casuale del mio i-Pod che ha scelto una canzone dei Negrita. E sul ritornello martellante è partito il film. 
"Che rumore fa la felicità?" quella del portone che si chiude alle spalle dopo una lunga giornata o il trillo di un telefono? Alle volte me lo sono chiesta. Forse è un respiro familiare, oppure il sibilo del vento mentre sei incantata alla fermata del tram e rifletti. Forse non esiste. Oppure non la vediamo. Magari c'hanno preso tutti in giro e si è persa insieme al Sacro Graal centinaia di anni fa. E' una cosa che tieni lì nella speranza che un giorno si concretizzi... sì...  dai, un pò come quando davanti allo specchio parli alla tua immagine riflessa, sperando che quella parte adulta di te prima o poi risponda e dia una dritta alla parte immatura di te, che la fa da padrone nell'anima come fosse un teppistello di paese.
E se per paura alla Felicità dai un calcio in faccia? Lei che fa? Soffre? Piange? Sanguina? No quelli siamo noi, perché la Felicità se ne frega... tutti la rincorrono e lei, immateriale, salta da una mente all'altra. E se la ghigna a vedere i nostri pensieri. Milioni di persone che nell'arco della storia hanno fatto di tutto per averla e lei forse si è concessa ma non si è mai data... che grande meretrice, lei si che ci sa fare...
Forse è amica della Fortuna. E per capirla bisogna essere ciechi. Sì, ciechi. Ecco perchè quando la inseguiamo chiudiamo gli occhi stretti stretti, e quando lei, la Felicità, ci si concede non vediamo più nulla e facciamo cose sciocche.
Come tante cose nella vita, a valutarla "razionalmente" lei, miss Felicità, dovremmo solo mandarla a quel paese, ma come si fa con tante persone nell'arco della vita, credo che la cercheremo ancora per un po', nonostante tutti i suoi difetti, nonostante tutto ciò sia profondamente irrazionale. Perché quando poi ti bacia, sì, si fa perdonare un sacco di cose...