"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

domenica 11 settembre 2011

Next stop... best stop! Ironic, isn't it?



Avete mai pensato a quante situazioni ironiche si verificano nell’arco di una giornata e quante di esse siano insite all’interno della natura umana? Ad esempio, personalmente, mi chiedo come sia possibile che le papille gustative che riconoscono i veleni, sulla lingua di un essere umano, siano quelle posizionate più in fondo, raggiunte le quali è impossibile sputare il veleno e si sarebbe, di fatto, condannati a morte. È come il tramonto su un’autostrada mentre sfrecci a tutta velocità verso casa, così bello da farti rischiare la distrazione e lo schianto. È come l’imperituro gioco delle relazioni che non sono mai simmetriche ma sempre complementari e, per giunta, con timing sbagliati, il più delle volte. È come il linguaggio umano, un codice che il più delle volte annulla la forza di quanto si sta provando nel momento stesso in cui si esprime tale sensazione a parole. È ironico come dire addio senza volerlo dire. È duro come volere qualcosa e andare esattamente nella direzione opposta, facendo scelte che allontanano dalla meta invece di avvicinare. Del resto Simon stesso affermava che “La razionalità non assicura intelligenza. Assumere che le persone hanno spesso ragioni coerenti con ciò che fanno è affatto differente dall’assumere che esse sicuramente selezionano quelle azioni che sarebbero oggettivamente ottimali alla luce dei loro obiettivi”. La contraddizione ci rende ironici, l’ironia ci rende deboli, la debolezza ci rende umani.

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