"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

giovedì 15 agosto 2013

Facing the Ocean #part2

E sia, siamo arrivati a quel punto del viaggio in cui hai dimenticato in che giorno sei e dove hai messo le chiavi di casa per il ritorno. I giorni scorrono lenti e le sensazioni di quest'isola sono sempre diverse.
Virginia è partita e con lei i racconti dell'Australia sono stati sostituiti da quelli di altri meticci: metà polacchi metà americani, metà spagnoli metà marocchini, metà irlandesi metà tedeschi. Come dice "la Canci" questa è una di quelle situazioni in cui sarebbe meglio non chiedere da dove vieni ma piuttosto dove vai.
Poi c'è l'isola, imprevedibile, capricciosa, dormiente ma al contempo irrequieta. Ovunque ti segue il ruggito dell'Oceano e questo infonde pace: è come se di fatto non ti sentissi mai solo, in qualunque punto di questa terra. Segui il rumore dell'Oceano, arrivi alla costa, ed in qualche modo sai che troverai il modo di tornare a casa.
I ragazzini che ho incontrato sull'aereo si sono ammazzati: uno ha collezionato una pinna in petto con taglio del capezzolo, 6 punti interni e 9 esterni. È dire che gli è andata "grassa" è sminuire il pericolo della calzata che hanno fatto: con l'Oceano non si può scherzare, vince sempre Lui.
Infine è arrivata Lei, sul reef, con la paura che le braccia non tengano fino alla line up, con l'insicurezza che la corrente ti porti troppo fuori - e lì sarebbero ca...- smentendo ogni falsa diceria sui surfisti, che siano temerari, impavidi ed indomiti: tutti, prima o poi, se la fanno sotto, anche se difficilmente lo ammetteranno. Lei, pulita, precisa, mezzo metro per 150 metri di corsa, infinita, estatica, con la sensazione di volare, con la sensazione che possa durar per sempre.
Poco importa quello che c'è attorno, frega niente se l'insegnante è un coglionazzo ossigenato con insicurezze ataviche: c'era Lei ed è valsa quattro giorni di niente.
Sentire i muscoli che fanno male, il cuore che batte all'impazzata e la voglia immediata di ricominciare, anche se ci si deve fermare. Un sorriso, che parte da dentro, come dallo stomaco, come delle farfalle. Poi sollevi la testa dall'acqua, ti pari con le braccia, controlli i pericoli e finalmente respiri: ed è come se lo facessi per la prima volta. La prima onda da reef.

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