"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

venerdì 21 gennaio 2011

Siamo quello che mangiamo...

Feuerbach aveva dannatamente ragione. "Siamo quello che mangiamo". La differenza tra l’inizio e la fine di una cena? È che quando si comincia ci sono tutti gli ingredienti ma alla fine si ripone nel frigo la cottura completata. E la magia si è verificata nel mentre. È metafora delle relazioni sociali. Quando si inizia una cena si hanno solo gli ingredienti, le proprie percezioni dei commensali, ma alla fine il risultato è sempre diverso. Nuovo, arricchito, elaborato. Gli ingredienti si sono amalgamati ed hanno creato qualcosa di differente ed unico che è risultato pietanza. Per qualcuno magari era troppo salata. Per altri magari piccante. Alcuni pensavano fosse scotta. Ma tutti erano in uno stato diverso dall’arrivo. Le vite dei commensali sono tutt’uno col cibo e alcuno può terminare una cena senza incamminarsi verso casa con una riflessione in più. Quello che rimane sono avanzi di vita amalgamati, pronti ad essere rimescolati, surgelati e consumati, in maniera tanto più preziosa, nel momento del bisogno o dell’emergenza. Quello che resta sui tovaglioli non sono macchie ma orme di vita che si sono incrociate, ciascuno forse deviando il percorso della vita con cui aveva impattato. Tuttavia al momento dei saluti, al momento di sparecchiare, non interessa la qualità delle stoviglie ma tanto più prezioso è quanto hanno permesso si verificasse. Interessano la qualità e la quantità di quanto si è appreso, mangiato, di come si è speso il tempo. Lì l’alta cucina differisce dal fast food. Lì il simposio differiva dalla scampagnata.

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