"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

mercoledì 3 agosto 2011

Il tango del piccolo chimico...

La razionalità è un’arte e la fiducia un dono… e le relazioni che durano sono per le persone che sanno aspettarsi. Sapete, alla fine della giornata c’è quasi sempre un momento in cui tutte le parole, frasi, espressioni e gesti che mi hanno colpito ritornano in mente, salgono a galla. Come se il mio cervello fosse un ruminante, oppure un boa che inghiotte la vita e dopo la rimastica a piccoli morsi. Oggi la frase che mi è tornata in mente è stata una considerazione, che non pensavo nemmeno potesse partorire in maniera così lucida il mio cervello: “Le relazioni con gli altri sono come passi di tango, in cui un tempo sbagliato porta ad un piede pestato. Si deve guardare negli occhi l’altro ballerino, poiché il tango ballato male assomiglia al pogare ma ballato bene è come se si levitasse sul terreno”. Incredibile quali illuminazioni possano giungere dal glucosio attaccato allo stecco legnoso di un gelato confezionato, no?
Ferma, lì, in quel momento di lucidità il mondo e le mie stesse contraddizioni (chi non ne ha?) mi apparivano così esilaranti. Il mondo. Un immenso ammasso di formichine con problemi futili che si agitano per una vita e corrono e si scuotono e s’impegnano alla ricerca di qualcosa che qualcuno, una volta (mannaggia sua!) ha chiamato “felicità”.
Allora spendiamo tempo a valutare, a pensare e a calcolare cose e situazioni cui poco tempo dopo ci riferiremo come “Di cos’è che si trattava?” oppure “Com’era quella storia? Com’è che era andata? Aspe’ che non ricordo”. Oppure abbiamo la reazione inversa: trasformiamo in mito circostanze irrilevanti e persone che sono delle emerite nullità. Dicono sia l’affetto e la gioventù. Io credo siano le illusioni che, tanto più crescendo, vogliamo darci. Quei sogni che non fanno svegliare e che lasciamo al nostro cervello per convincerci, con tutti noi stessi, che qualcosa di positivo ci sia dopo il lavoro, la guerra, il deficit (ma qualcuno, di grazia, mi sa spiegare dove sia il credito? Qualcuno deve pur averlo, perdinci!) i folli fondamentalisti che pianificano carneficine, il comportamento lunatico del genere umano, il traffico e l’addebito per commissione sulla carta di credito o sul bollettino postale.
E allora si aspetta e si corre, si parte e ci si ferma, si sorride quando invece si vorrebbero dare le testate e scuotere le persone declamando “Esci da questo corpo! Che cazzo dici?!?”. Sì, parlo proprio di quelle persone che non sanno fare una cosa e ti dicono che sei una schiappa, che non ne hanno idea e vogliono fare i maestri, che hanno una crisi esistenziale e dicono che sei tu quello confuso, di quelle che non parlano e cercano di convincerti che sei tu quello con problemi di comunicazione, di quelle che sono immature e coglione e sei tu quello serioso. Insomma di quelle che tolleri perché “siamo in tanti su questo pianeta, in qualche modo si dovrà pur fare” perché “il mondo è bello perché è vario” perché “la mosca bianca è sempre un paragone” o perché da bambino non t’hanno regalato il piccolo chimico allora da grande fai esperimenti sociali.
Alla fine di questo circo, poi, con calma, con difficoltà, c’è un momento in cui ci si placa, si viene a compromessi col mondo, si smette di agitarsi e di fuggire: magari ci si siede e si cercano alibi o conferme. Due secondi dopo, consapevolmente o inconsapevolmente, si ricerca nuovamente la felicità… sta’ stronza! Che poi, esisterà davvero oppure è come la leggenda di Billy Barattolo e Paul Mc Cartney?

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