Alla fine mi hai fregato. E se non fosse per
il rispetto che si deve tenere verso chi è passato sull’altra Riva, giuro, che
ti riempirei di insulti e schiaffi. Come quelli che ti davo anni fa e che ti
facevano sorridere perché, nonostante il mio impegno, riuscivi sempre a pararli
e di conseguenza sembravano quelli di una femminuccia. Ed io m’infuriavo. Per
tutti questi anni mi hai lasciato una dannata illusione: ci hai lasciato una
dannata illusione. E lo so che il nostro, ora, è solo puro egoismo ma tu, grandissima
testolina calda, eri la mia prova vivente della teoria “sliding doors”. Io, se
non ti avessi incontrato, posso scommetterci l’anima che non sarei stata quello
che sono oggi. Forse dovrei anche prendere questa gabbia al collo come il tuo
ultimo monito, l’ultimo saluto, visto che l’ultima volta che ti ho abbracciato,
ad averne una al collo, eri tu. “Vivi ora, oggi: il domani non puoi conoscerlo” "Non fare troppi programmi: il futuro mica lo puoi sempre pianificare". Parlare di Europa, passare per Villa Fastiggi, Strasburgo e Baia
Flaminia non saranno più le stesse, per me, sapendo che tu non ci sei più. C’è
ancora da qualche parte una sveglia che suona per l’anniversario della tua
laurea e un plico di foto che ritraggono tutte le volte che abbiamo sgamato te
e socio biondo a dormire, stravolti dalla stanchezza. Stanotte secondo i Maya
doveva finire il mondo o almeno un’era: tu, un pezzo del mio, di mondo, te lo
sei portato via. Quello impacciato e ingenuo, quello che si ricorda con l’alone
rosa e con i colori saturi, degni dei migliori advertisement. “Sì, laureati
pure, poi tanto ce ne andiamo a festeggiare a Capo Horn, facciamo un paio di
figli e giriamo il mondo, che te ne pare come programma Fra?”. E forse, di me,
avevi già capito tutto. Dormi amico, serafico come ti ricordo io, ma ricorda,
anche di là, che certe promesse e certi sogni non finiscono qui.
Nessun commento:
Posta un commento