"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

giovedì 9 dicembre 2010

So I start a revolution from my field…

Ora più ora meno trent’anni fa' un uomo con disturbi della personalità uccideva John Lennon. Una persona la cui ossessione più grande era quella di diventare “qualcuno”. Lo asseriva anche una mia insegnante delle scuole medie “Ragazzi per passare alla storia ci sono due vie: fare il bene in maniera grandiosa oppure fare tanto male”.
Stamattina ho letto da qualche parte che le leggende non muoiono mai. Purtroppo i loro sogni sì però. E anche i loro messaggi. Tutti elementi che rischiano di morire lentamente a differenza della memoria di chi li ha elaborati.
In piena rivoluzione sessuale, lui, Lennon, quando tutti se la facevano con tutti e se non lo facevi eri uno sfigato -per intenderci- fece ricordare che tutte le storie d’amore hanno quel sapore edipico che le fa cominciare da un desiderio: “Voglio stringerti la mano”. Sì, quello stesso desiderio che provi a due anni per tua madre. Il primo atto d’amore. Di rassicurazione. Di consolazione.
Io trent’anni dopo sono qui a sentir parlare ancora dell’omicidio di John Lennon, ringraziando mio padre per avermi cresciuta a chilometri in auto e Beatles, mio fratello per avermi messo in mano a quattordici anni una copia del romanzo di Salinger (con le dovute raccomandazioni) e chiedendomi, come le generazioni che mi hanno preceduto: Perché? Ma soprattutto: what if? Se si fosse verificato oggi, sarebbe andata allo stesso modo? Credo peggio.
Perché se per parlare di rivoluzione parliamo ancora di trent’anni fa allora, forse, qualche problema lo abbiamo. Perché se una ragazza è troia e un ragazzo è ancora un latin lover, quella rivoluzione partita dal letto forse ha toppato da qualche parte e ancora perde. Perché se quell’India dove loro andarono per cercare ispirazione si rivela più civile, acculturata ed economicamente forte di noi che con arroganza ci definiamo da secoli, in maniera più o meno diretta, “il popolo eletto” allora qualche domanda ce la dobbiamo fare. Perché se i cambiamenti d'opinione, le battute d’arresto, la curiosità fuori dagli schemi, in questo continente, sono ancora considerati una colpa e non una risorsa, qualcosa non va’. Perché se qualcuno deve ancora decidere come si dovrà svolgere quella rivoluzione dal letto, dettandone le modalità, mentre donne e uomini avanti nell’età, rifatti di botulino, con evidenti problemi di accettazione del trascorrere del tempo, agghindati come un personaggio di Pirandello, devono dettare cosa dobbiamo indossare, dove dobbiamo andare e come ci dobbiamo atteggiare per essere degli “insight”, come se fossimo ad un corso di economia domestica, se tutto questo accade, allora è evidente qualcosa si è rotto nella macchina generazionale.
Siamo tutti consapevoli che non sia facile cambiare, forse è per questo che lui incitava ad immaginare, perché se chiudi gli occhi, non vedi, ma riesci a sentire il mondo più vicino, forse non vedrai l’alba, ma almeno percepirai il respiro del tuo vicino.
So I start a revolution from my field, perché il letto ha fallito…

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