"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

domenica 5 dicembre 2010

E' come un vaso...

Ci sono cose che fanno rumore e ce ne sono altre che semplicemente nella loro immobilità, nel loro silenzio, si fanno apprezzare. Entrano giorno dopo giorno nella vita, diventano parte di un quadro che siamo abituati a vedere, sempre così, sempre immobile eppure ogni giorno diverso. Ci danno la sensazione che qualunque cosa accada saranno lì, per sempre, perché anche quando abbiamo pensato di cambiarle poi, inevitabilmente, siamo tornati indietro… perché senza quell’elemento nulla sarebbe stato lo stesso. E’ come il vaso orrendo, regalo di nozze dei nostri genitori, sempre lì sul tavolino vicino al telefono. Nessuno si ricorda chi ce l’abbia messo lì e perché nonostante tutti i suoi difetti rimanga in vista: sappiamo solo che da quando siamo bambini ricordiamo di averlo visto lì. Mille volte abbiamo sfiorato la sua superficie fredda prendendo le chiavi, oppure lo abbiamo sollevato per usarlo come fermacarte, a volte abbiamo anche creduto che stesse per cadere, altre volte sapevamo benissimo dove fosse ma non lo vedevamo… era un’entità astratta di riferimento: "Dove lo trovo?" "Lì accanto al vaso". Forse troppe volte gli siamo passati accanto senza rendercene conto e quando la nostra attenzione si è poggiata su di lui, allora ce ne siamo resi conto: è sbeccato, è pieno di polvere, si è rovinato il colore… per poi decidere che, nonostante tutto, volevamo comunque rimanesse lì per la gioia che ci dava, per l’abitudine, per i bei ricordi, perché ormai era parte della casa. Poi un giorno, qualcuno, distratto, non se n’è reso conto e non conoscendo la casa, non conoscendo le proporzioni, non avendo la stessa attenzione nel muoversi gli è passato accanto... urtandolo il vaso è oscillato fino a cadere e a rompersi. Che rumore allora ha provocato, tutto d’un tratto ci siamo resi conto della sua presenza, di quanto fosse importante per noi. Forse non è stata colpa dell’ospite, forse era da tempo che volevamo cambiare il vaso… ma tutto sommato lo avremmo lasciato lì, perché era parte di noi, perché era rassicurante vederlo non vedendolo, sempre lì, perché se avesse potuto parlare avrebbe raccontato un pezzo della nostra vita che nessuno conosceva. Alle volte i vasi si possono riparare, altre volte se ne comprano di nuovi che pian piano diventano parte della nostra vita, altre volte ancora sono dei pezzi unici che non si possono ricomprare e tantomeno ricostruire, impareremo a fare a meno di loro ma resteranno sempre e comunque nella nostra memoria “Ti ricordi… quel vaso orrendo… però che peccato quando si ruppe”.

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