"fino a che non va a segno è tutto da giocare"

sabato 12 febbraio 2011

Atlantide o la scialuppa?

 
“Whatever will be, will be” ma cosa “will be”? Alle volte il problema non è da dove si viene ma dove si va. C’era un tempo, come nelle fiabe. C’era un tempo in cui per capire le persone bastava una stretta di mano e uno sguardo d’intesa dritto negli occhi. C’era il tempo in cui il motto non era “frega il prossimo tuo come lui frega te” e in cui i sorrisi erano sociali. C’era e c’è. Ancora, superstite in certe specie protette di persone e in certi posti del mondo ai limiti del vecchio continente. C’era un tempo in cui avere un cervello, osare, fare esperienze, cadere e riuscire a rialzarsi, assumersi le responsabilità era quello che ci si aspettava che i giovani facessero. Non ci si aspettava soldatini di latta ma guerrieri indiani. Non Ferrari ma affidabili e solide Ape car. Un tempo in cui il “divide et impera” di Cesare era adottato come strategia di guerra ma condannato dall’etica. Era il tempo in cui se si era in guerra, si era in guerra. Punto. Ma ce lo si diceva dritto in faccia e non lo si mascherava con la cordialità. Il tempo in cui le cortigiane erano cortigiane e si sapeva che lo fossero e l’influenza che avessero. Ma non si cercava di vestirle con l’abito della verginità. Era un mondo che vedo sgretolarsi giorno dopo giorno a colpi di luccicanti e rifinite porte in faccia. Era il mondo dei miei nonni. Il mondo in cui i commercianti facevano credito ai giovani per un vestito o per un letto di nozze senza alcuna garanzia in cambio, poiché ritenevano che anche in quello risiedesse il progresso sociale. Era il tempo della "buona fede" fino a prova contraria. Era il tempo in cui della gente si guardavano le mani e non il cellulare, poiché quella era la garanzia del saper fare. Era il mondo che forse è morto quando il primo sessantottino ha smesso di parlare di pace e amore ed ha accettato un posto in banca e la lista di nozze nel lussuoso casalinghi del centro città. Un mondo assente all'appello che paghiamo giorno dopo giorno: con l’ignoranza, con la standardizzazione, con il silenzio, con le finte riforme e la palese noncuranza. È un’Atlantide coperta che forse comprenderemo essere scomparsa solo quando nessuno avrà più memoria per ricordarla. E senza che nessuno ci faccia caso. Il problema è comprendere se voler affondare con essa, attraversando queste Colonne d’Ercole e rischiando la morte, o se preferire una comoda scialuppa in nylon che luccicante, incerata ed accessoriata, cederà, tuttavia, all’urto con la prima conchiglia, sgonfiandosi e facendo affondare a picco quanto di vano aveva promesso. Il quesito è se rimanere fedeli a noi stessi o diventare quanto sarebbe più comodo essere. “Whatever will be, will be” ma… voi cosa volete che “will be”?

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